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DDL sulla pirateria: politici, armatori e media vogliono le armiDDL sulla pirateria: politici, armatori e media vogliono le armi

Pubblicata il 06.04.2010

 

A seguito dell'articolo del SecoloXIX intitolato "Pirateria:cresce la voglia di armi a bordo" titolo veramente di cattivo gusto, scrivemmo in data 31 marzo una mail al Senatore Enrico Musso (PDL), invitandolo a riflettere su quanto stava per proporre. Nello stesso giorno il Senatore ci inviava copia del testo del ddl da lui scritto, chiedendoci di trattarlo con la massima riservatezza e di dare nostre considerazioni. Rispettando la riservatezza chiesta, abbiamo in data 1 aprile inviato nostre considerazioni, chiaramente come tutti sapete SDM Sindacato dei Marittimi preferisce fare sempre tutto in modo pubblico e trasparente, ma vista la situazione abbiamo rispettato la richiesta del Senatore.

 

In data 03 aprile un collega ci invia copia del ddl del Senatore Musso, lasciando l'intera segreteria totalmente in silenzio, poichè non capivamo come potesse questa persona avere un testo ritenuto riservato. A nostra domanda ci veniva detto che il ddl era nel sito dello stesso Senatore. Alla fine lo stesso Senatore ci informava della pubblicazione e questo chiaramente solleva SDM Sindacato dei Marittimi dal non poter trattare pubblicamente l'argomento, e dire a tutti quali sono state nostre considerazioni e dare a tutti possibilità di esprimersi su questo testo.

 

Per correttezza però vi metteremo a disposizione due ddl, uno presentato dai Senatori Amato e Cantoni, sul quale però non c'è molto da dire un solo articolo, e il ddl del Senatore Musso.

DDL AMATO e CANTONI

DDL MUSSO

 

LE ARMI A BORDO LE VOGLIONO POLITIC E ALCUNI ARMATORI, SOSTENUTI DAI MEDIA, NON LE VOGLIONO LA MAGGIORANZA DEI MARITTIMI

 

Prima di tutto SDM Sindacato dei Marittimi nel dare proprie considerazioni precisò la netta opposizione a un ddl che autorizzi personale privato armato a bordo di navi mercantili, ma poichè questo è un disegno di legge che potrebbe essere accettato, ed essendo questo pieno di lacune, abbiamo dato comunque nostro parere e proposte.

Questo disegno ha due errori gravissimi sui quali non si può discutere:

1 - CARICA IL COMANDANTE DELLA TOTALE RESPONSABILITA' SIA NEL DECIDERE DI UTILIZZARE LA FORZA (CIOE' UTILIZZARE ARMI) SIA SU COSA QUESTA PRODUCE (AD ESEMPIO MORTI)

 

2 - APRE L'UTILIZZO DELLA FORZA (ARMI) NON SOLO PER ATTI DI PIRATERIA

 

Il Comandante viene chiamato a decidere in virtù della conoscenza di tutti i trattati internazionali e gli accordi con i paesi terzi, cosa che capirete è assurda. In poche parole i Comandanti che transitano in quelle zone con personale armato a bordo dovranno conoscere tutte le norme, trattati internazionali e accordi con paesi terzi, altrimenti potrebbero poi incorrere in problemi anche legali se dalla loro decisione ci saranno feriti e/o morti. Il Comandante gestirà e comanderà una squadra armata, su quali conoscenze specifiche il ddl non è chiaro. Basti pensare alla complessità delle regole d'ingaggio che hanno forze armate, per noi invece tutto rimane una sorta di terno al lotto.

 

COSA ABBIAMO PROPOSTO NOI DEL SINDACATO DEI MARITTIMI

1 - SOLLEVARE IL COMANDANTE DALLA RESPONSABILITA' DI QUESTA FORMA DI DIFESA ATTIVA. I RESPONSABILI SARANNO LE SQUADRE ARMATE, CHE OLTRETUTTO POTREBBERO ESSERE ANCHE MILITARI CHE NON POSSONO STARE SOTTO L'ORDINE DI UN CIVILE

 

2 - CHE IL PERSONALE NAVIGANTE, LAVORATORI MARITTIMI, NON POSSA ESSERE UTILIZZATO PER QUESTE DIFESE ATTIVE, CIOE' NON DEVONO POTER UTILIZZARE ARMI

 

3 - CHE ALL'ARMAMENTO VENGA OBBLIGATA UNA ASSICURAZIONE SPECIFICA DOVUTA ALL'AUMENTO DEL RISCHIO DI RIMANERE COINVOLTI IN SPARATORIE

 

4 - CHE IL DDL SIA SOLO APPLICABILE PER CASI DI PIRATERIA E NON COME SCRITTO UTILIZZABILE PER QUALSIASI ALTRO ATTO DI VIOLENZA A BORDO

 

Passiamo poi a questa affermazione: Pertanto, vi è il rischio concreto che compagnie di navigazione italiane decidano di immatricolare le proprie unità con la bandiera di un altro paese comunitario, con evidenti ricadute negative sulla bilancia dei noli, oltre che occupazionali e fiscali.

Prima di tutto come abbiamo detto sia al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e alla stessa Commissione Europea occorre finirla di farsi pecora davanti agli armatori, che ogni qualvolta non ottengono ciò che vogliono MINACCIANO di cambiare bandiera. La frase è concettualmente sbagliata perché l’armatore non passerebbe mai ad altra bandiera comunitaria semmai ad una bandiera di convenienza (vedi Panama) anche perché molte delle navi che transitano per Suez con bandiera italiana sono vincolate alla Tonnage Tax e quella italiana è comunque tra le migliori. Il problema che rimarrebbe è la fuga verso bandiere di comodo, che come SDM propose già al Governo basterebbe vederle come paradisi fiscali. “Occupazionali” ci pensò il Dottor Burlando a distruggere il marittimo italiano con il registro Internazionale che doveva tutelare noi ma che in realtà ha aumentato l’utilizzo degli extracomunitari. Oggi su navi italiane di italiani sono la minoranza

 

QUINDI DICIAMO CHE L’UNICO MOTIVO DA TENERE PRESENTE E’ LA SALVAGUARDIA DELLA VITA UMANA, NELLO SPECIFICO DI CITTADINI ITALIANI CHE LAVORANO IN MARE partendo da questo però è chiaro che armare, e quindi aumentare la violenza degli attacchi, è sbagliato.

 

L'aver armato le navi da parte di alcune nazioni ha dato questo immediato risultato: 1 pirata morto, 14 e più marittimi feriti e aumento degli attacchi.

 

Rimaniamo che la soluzione sia altra, e che azioni di singoli Stati mirate solo ad armare equipaggi produrranno, anzi già lo stanno facendo, inasprimento della crisi. Armare la nave gettando addosso al solo Comandante tutte le responsabilità è comodo, per Stati e armatori, ma non risolverà nulla.

Si dovrebbe agire a livello internazionale, cosa che l’Italia potrebbe fare, mettendo in essere una azione sinergica, con una normativa unificata. Si dovrebbe gestire meglio il canale di transito diminuendo cosi’ le unità navali militari impegnate in tal compito e lasciare le altre in pattugliamento più in la dal canale, cosi da aumentare ma zona controllata e spingere i pirati a distanze per loro difficili da raggiungere e quindi facilmente contrastabili. Di conseguenza gestire il transito delle navi in zona, mai in navigazione solitaria. Inasprire le pene dei pirati catturati, processandoli per terrorismo, magari approvando la proposta russa di un tribunale internazionale per atti di pirateria terroristica. Monitorare il transito del denaro pagato per riscatti, intercettarlo e sequestrarlo. E’ chiaro che parallelamente si dovrà agire nei rapporti con nazioni locali per contrastare il fenomeno a terra. Certo processarli pubblicamente per terrorismo e condannarli a moltissimi anni sarà già una azione demotivante per altri pirati.

Invitavamo nella nostra mail il Senatore Musso quale esponente del partito di Governo, a spingere su i suoi colleghi a prendere questa via.

 

Ai media vorremmo dire che quando si scrivono articoli occorre visto l'argomento delicato che si tratta, rifarsi all'etica e alla morale e da professionisti informare e non fare propagande. I marittimi, la maggioranza non vogliono armi a bordo come si vuo far credere, le vogliono pochissimi armatori (al momento la posizione di Confitarma è allineata alle principali associaioni internazionali IMO, Intertanko e BIMCO, e cioè contraria ad armi a bordo) e alcuni politici. Cioè vuole le armi chi non rischia la propria vita a bordo.

 

Ci auguriamo che se poi questa legge passi e porterà conseguenze drammatiche, tutti quelli che oggi la vogliono poi non fuggano come sempre davanti alle proprie responsabilità, anche perchè non lo permetteremo.

 

SDM Sindacato dei Marittimi cercherà in tutti i modi di non far fare una legge che non risolverebbe il problema, anzi aumenterebbe i rischi per lavoratori marittimi, non solo italiani.

 

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