
L'India apre ai marittimi italiani.
Pubblicata il 02.08.2008
Si lo sappiamo state già ridendo, ma è tutto vero. Ormai l'Italia è riuscita anche in questo, il marittimo italiano è visto come un marittimo di un paese terzo, anzi forse peggio, poichè chi ci darebbe lavoro è un paese definito in via di sviluppo (sviluppo molto veloce).
Anche in India mancano i marittimi, e il loro governo gentilmente ha deciso di imbarcare sulle navi indiane, un massimo di 2 ufficiali stranieri (anche italiani) . In questo sono più seri dei nostri di governi, poichè almeno hanno messo un limite che tuteli comunque il loro marittimo. E' curioso leggere i termini da loro usati, che ci fanno capire però quale fine sta facendo la marineria Europea. Si legge "L’Insa non si accontenta di queste concessioni e ha già chiesto di allargare la lista anche ai paesi asiatici, dove il costo della mandopera è ancora inferiore a quella europea. Si tratterebbe di altri nove paesi: Bangladesh, Filippine, Hong Kong, Indonesia, Myanmar, Singapore, Sri Lanka, Tailandia e Vietnam", avete capito, noi europei siamo ancora troppo cari, cerchiamo di peggiorare almeno un po di più, altrimenti che figura ci facciamo!! come fanno a darci lavoro! (è sarcasmo ovviamente).
Ci avete mai fatto caso, che di qualsiasi nazione si parli i numeri sono sempre quelli? Nell'articolo dicono che in India ci sono 26.900 ufficiali indiani e solo 8.900 navigano su navi con bandiera del loro paese. Sempre intorno ai 30.000 marittimi, e che molti lavorano per paesi stranieri dal loro (anche per gli italiani vale questa realtà, lo ha detto anche IPSEMA) La decisione che stupisce è, che invece di riportare i marittimi in patria (India), aprono a noi europei. Non bisogna essere dei fenomeni per capire come mai 18000 marittimi indiani lavorano in paesi esteri! Vediamo di fare una ipotesi azzardata, sarà che vengono pagati meglio all'estero? Non vorremmo essere stati troppo arditi in questa ipotesi. Se è così prevedono di pagare gli italiani meno di quanto generalmente guadagnamo, visto che molti di quei 18000 indiani navigano per armatori italiani e europei. Due terzi degli ufficiali indiani preferiscono andare a lavorare all’estero, dove sono meglio pagati, spiegateci perchè noi dovremmo andare in India per prendere di meno, siamo arrivati già a questo punto?
Facciamo un riassunto. L'armamento italiano apre una Accademia a Manila per formare ufficiali per la flotta italiana e europea, e nello stesso tempo l'India apre ai marittimi italiani perchè lei non ha più Ufficiali. Di conseguenza la nostra Accademia del Mare forma ufficiali per paesi esteri e non per l'Italia, ma con il denaro pubblico italiano. In poche parole, mentre l'Europa chiede e fa norme per far crescere l'occupazione marittima per cittadini europei, noi facciamo tutto il contrario e vantandoci di questo. Ma non solo, quando all'armamento si chiede, come mai a bordo di navi italiane c'è personale extracomunitario, rispondono in Europa nessuno vuole più navigare, e l'India cosa fa? Apre ad alcuni paesi europei! Vi ricordate quanti rumeni si trovavano a bordo, prima che la Romania entrasse a far parte dell'Europa? Ora anche da loro, improvvisamente, senza spiegazione, sono finite tutte le vocazioni (o forse il loro salario è aumentato, ndr)
Sulla dichiarazione del Presidente del Collegio Capitani, Giorgio Blandina "Regno Unito e Italia sono molto aperti agli equipaggi indiani, quindi in un certo modo ce lo devono", non vogliamo dire nulla, crediamo che ognuno di voi la valuterà per ciò che è. Ce lo devono? Ci sorprende solo che sul Secolo XIX non abbia ribadito la sua posizione in merito, e cioè che secondo lui noi Ufficiali italiani siamo culturalmente inferiori agli indiani, era una buona occasione per esprire la sua idea e farla arrivare a molti ( leggi questo articolo )
Ora direte ma l'articolo è firmato Randagio Blogini e no Blandina. Avete ragione, ma in molti sostengono che in realtà Randagio Blogini sia l'anagramma di Giorgio Blandina (visto che è estate provate anche voi a cimentarvi in questo giochino). Poco ci interessa comunque, l'articolo è pubblicato sul loro giornalino, e il giudizio sui marittimi italiani è chiaro.
Vi ricordate poi l'affermazione che fece il Dottor Coccia a riguardo delle paghe degli extracomunitari? Bene disse che ormai chiedevano piu degli italiani, eppure ora l'India (o meglio l'INSA Indian National Shipowners' Association ) chiede l'apertura anche a paesi come Bangladesh, Filippine, Hong Kong, Indonesia, Myanmar, Singapore, Sri Lanka, Tailandia e Vietnam, perchè dicono, costano meno degli europei. Ma che strano, l'Inda che intendiamoci si sta muovendo bene per tutelare i propri interessi, con la classica botta al cerchio e una alla botte, ci da ragione a noi e smentisce Coccia. DICE CHE IMBARCARE PERSONALE DI QUEI PAESI COSTA MENO, allora chi mente dei due, l'INSA o Coccia? (e sono se vogliamo colleghi)
I marittimi nelle proprie patrie non vengono imbarcati, perchè costano più di altri di paesi terzi e in via di sviluppo. Appena un paese si sviluppa, i paesi industrializzati cercano manodopera a basso costo, offerta da paesi poveri. CHE BELLA QUESTA VISIONE DELLA GLOBALIZZAZIONE. Esempio: se domani le Filippine si svilupperanno come sta accadendo in questo momento all'India cosa accadrà. Che per gli Europei (e per gli stessi filippini) i filippini non vorranno piu navigare, anche li spariranno le vocazioni. I filippini viceversa si guarderanno attorno per trovare manodopera da imbarcare a basso costo. L'unica cosa che dobbiamo sperare che quella manodopera non diventeremo noi, per un governo che ancora dorme e un armamento che sta facendo scelte ancora una volta sbagliate.
Guardate la realtà dei numeri, in India mancano oggi all’appello mille ufficiali, e non sono in grado di reperirli sui circa 18000 che hanno in paesi esteri. Il fatto è che per il Dio denaro non vogliono, e non dipende da altri impedimenti di pura fantasia. Idem è da noi. Sembra che l'armamento mondiale, stia lavorando per convincere tutti che nei propri paesi non ci siano piu marittimi, e che quindi è giusto cercare manodopera, guarda caso, a basso costo. L'Insa chiede quell'apertura verso paesi poveri, perchè già sa che un inglese o un italiano li non ci andranno mai, non sono degli sprovveduti.
Se analizziamo per ora il governo indiano ha detto ai suoi armatori, se non trovate personale indiano potete imbarcare marittimi provenienti da questi paesi, in una determinata quantità analizzando caso per caso. I 12 paesi elencati però per l'INSA non sono un guadagno, poichè se dovessero prendere un italiano o un inglese, tanto varrebbe impiegare un indiano. Per ora il governo indiano si è mosso bene, infatti l'INSA non contenta ha chiesto subito l'apertura a paesi più vantaggiosi. C'è da dire che a differenza di CONFITARMA, almeno l'INSA non si nasconde dietro un vetro. Dobbiamo seguire cosa farà ora il governo indiano.
Se anche il governo italiano prendesse qualche spunto da quello indiano, come limitare l'uso di personale extracomunitario, già sarebbe un bel passo avanti. Tuttavia il problema fondamentale da regolamentare è, e rimane, la bandiera della nave. Per risolvere il problema della multietnicità senza regole, senza una "valvola" per gestire questo mercato, si deve ragionare bene sul contesto della bandiera della nave. Si è data una possibilità agli armatori impressionante e senza uguali, nel potersi destreggiare in norme e leggi, che poi ben usate portano guadagni altissimi (e legali). Se le norme di uno Stato non piacciono, si cambia bandiera della nave. Per capirci è come se ai cittadini si dicesse: tu hai una automobile, in Italia il bollo è ad esempio 100€. Bene da oggi puoi cambiando la targa e il paese di registrazione, non pagare più il bollo, e usare la tua auto in Italia. E' ovvio che se una persona non lo facesse, sarebbe un idiota. Uguale è per gli armatori. Gli hanno fatto delle leggi tali che possono ormai permettersi molti movimenti, perchè non dovrebbero usarle? Si deve quindi procedere nel ridimensionare queste agevolazioni, e molti problemi si risolverebbero con facilità. Il problema? CI VUOLE IL CORAGGIO DEGLI STATI, O MEGLIO DEI POLITICI.
Leggete l'ultima frase dell'articolo "Si pone però anche un problema di formazione, come sottolinea Babu Joseph, direttore esecutivo della Euro Tech martime Academy, una scuola che si trova a Cochin, nel Kerala. Secondo Babu l’India, che ha già sette accademie, ha bisogno anche di un’università marittima centralizzata, che renda uniformi gli standard formativi" per questo l'India si sta sviluppando velocemente, mentre noi siamo fermi alla Accademia del Mare. Hanno capito anche loro, quale è la strada del futuro. Per capirci, è come se in Italia la Dott.ssa Fara e il Dott. Massolo sposassero la nostra proposta di una Accademia Europea per la Marina Mercantile. Lo hanno capito in India, speriamo bene anche per noi.
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