
Filippini privilegiati? (chiarimento su questo articolo)
Pubblicata il 18.08.2008
In questa PAGINA di Shippingonline è stato pubblicata la nostra news "Ma quanto è la paga dei nostri colleghi filippini?", e siamo soddisfatti nel prendere atto che anche se non spesso, la stampa mostri anche altri dati in merito a questo argomento extracomunitari. Bisogna precisare che questo lavoro però dovrebbe essere fatto anche dalla stampa, poichè non solo deve informare, ma quando pubblica certe dichiarazioni come "gli extracomunitari costano uguale se non di più degli italiani" subito dopo dovrebbe anche cercare riscontri. SDM come tutti sapete, ha tra i suoi obiettivi, quello di informare i marittimi su ciò che accade nell'intero settore non sostituendo la stampa, ma approfondendo le notizie che questa diffonde. Il nostro metodo di lavoro è semplice, prendiamo quello che viene diffuso in riferimento al cluster marittimo, e andiamo a controllare se corrisponde alla realtà, facilitati dal fatto che SDM è formato da marittimi e conosciamo il settore per esperienza diretta. Ricordate la risposta che andava di moda solo 1 anno e mezzo fa "lo chiede l'Europa"? Bene l'avete più ascoltata? No, perchè l'Europa chiedeva ben altro.
Tuttavia il titolo dato da Shippingonline non è del tutto esatto, infatti dire «lavoro a bordo, filippini privilegiati» non rende l'idea di ciò che SDM voleva comunicare. Se privilegiati si intende che hanno attualmente più possibilità di trovare un lavoro, siamo d'accordo, ma chi ha veramente dei vantaggi nell'impiegare extracomunitari è l'armatore. Era forse più esatto dire «lavoro a bordo, armatori sicuramente non ci rimettono ad impiegare i filippini». Il filippino in se non ha colpe o responsabilità in questa situazione, anzi lo dobbiamo informare di questa situazione. L'effetto negativo della globalizzazione lo si combatte evitando che alcuni lavoratori provenienti da paesi poveri o in via di sviluppo, diventino anche risparmio per chi offre lavoro. Intendiamoci quelle paghe offerte, se rapportate al tenore di vita che hanno i filippini in patria è una buona paga, quindi secondo noi quello che dovrebbe essere fatto dall'Europa è impedire che l'impiego di questo personale extracomunitario diventi un risparmio per l'armamento europeo. Bisognava scoraggiare l'apertura di una Accademia italiana a Manila, bisogna non far guadagnare le compagnie da questo impiego di extracomunitari ingiustificato, tassandoli a seconda di quanti ne impiegano in totale durante l'anno.
Una TONNAGE TAX che premi chi investe nel mondo del lavoro europeo e nazionale, e scoraggi l'impiego di bandiere non comunitarie e l'uso di personale extracomunitario. Le attuali forme di Tonnage Tax sono solo agevolazioni i cui risultati sono insoddisfacenti (basti pensare che è di pochi giorni fa un articolo pubblicato su Libero che diceva "Di ufficiali e capitani, da qui al 2012, ne mancheranno in tutto il mondo 90mila" prova del fallimento se non totale ma di gran parte della attuale normativa)
Detta così sembrerebbe andare contro il libero mercato, ma non dimentichiamoci che la libertà impone sacrifici. La libertà non deve permettere comportamenti non solo economicamente discutibili, ma moralmente sbagliati. Nessuno dice che se l'armatore non trova marittimi in 27 Stati europei non possa impiegare personale extracomunitario, ma prima deve dimostrare che non ha trovato nessuno in tutta Europa e che comunque sta investendo per risolvere questo problema per il futuro, e la soluzione non è certo investire in accademie a Manila. Ribadiamo il concetto: Costa Crociere apre una scuola cuochi nelle Filippine mentre a Napoli lo stesso corso è stato bloccato lasciando persone senza lavoro. Capite che poi credere a certe dichiarazioni è difficile.
Noi SDM siamo molto scettici sui contratti collettivi "multietnici" poichè bisogna essere realisti, il Mondo non è tutto uguale. Ben venga un contratto multietnico che stabilisca UGUALI DIRITTI, ma per le paghe bisogna riflettere bene. Le differenze ci sono, occorre conoscerle e gestirle, ma senza rincorrere utopie.
La soluzione? Non diciamo sia facile, anche perchè prima di tutto occorre avere come base una Europa politicamente unita (soprattutto normative) e poi politici liberi e coraggiosi, autonomi da pressioni economiche. Finchè non avremo questa situazione non ci sarà alcun miglioramento, ma questo non deve permettere giustificazioni come "siamo costretti ad imbarcare personale extracomunitario" o "gli extracomunitari costano come i lavoratori italiani". Ci domandiamo, cosa ha costretto negli ultimi 30 anni gli armatori ad non imbarcare allievi?
L'armatore non è un missionario e se in quello che fa ci rimette non è un buon armatore. Da questo si evince che è ora di smetterla di fare dichiarazioni e dare giustificazioni ormai poco credibili e facilmente controllabili, ma affrontare il problema. Se gli Stati avranno il coraggio di fare norme che scoraggeranno l'impiego di personale extracomunitario, gli armatori si adegueranno, non si può pretendere che si auto-limitino. Quelli capaci, parteciperanno alla crescita dell'Europa, per gli altri ci sarà una fuga verso bandiere di comodo, ma se l'Europa sarà unita come Nazioni, Armatori e lavoratori, queste compagnie alla lunga fallirebbero.
La globalizzazione come quella attuale è fallita, è ora che si inizi a lavorare per una nuova globalizzazione, che con regole nuove sicuramente diminuirà le ricchezze di imprenditori (armatori) ma ridarebbe il giusto equilibrio a tutta l'economia. Nel settore marittimo l'impiegare personale extracomunitario non porta ricchezza all'Italia, poichè questo finito l'imbarco torna nelle Filippine, e sarebbe ora che l'Italia e l'Europa cominciassero a fare anche loro i propri interessi, non solo tutelando i propri cittadini ma anche le proprie ricchezze.
La prova che sono in atto, e non ci riferiamo particolarmente agli armatori italiani, delle scelte fondate solo su aspetti economici e in particolar modo sull'abbassare i costi dovuti all'impiego di lavoratori comunitari è provato anche da articoli pubblicati ad esempio in Romania: Marinarii români, în pericol de a-si pierde locurile de munca de pe navele europene (marinai rumeni in pericolo di perdere il posto di lavoro sulle navi Europa) dove si dice chiaramente che già prima che la Romani entrasse in Europa, anche loro stessi sapevano a cosa si sarebbe andati in contro ( ARTICOLO IN RUMENO ). Ma voi direte, quell'articolo è del 2006! Avete ragione allora leggete QUESTO
Per tradurre gli articoli VAI A QUESTO LINK
SDM non sta facendo accuse, quello che vogliamo sottolineare è che sentire certe dichiarazioni fa venire brutti pensieri, nel senso che affermare sempre che tutto va bene, che il problema è che i marittimi europei non ci sono più e a prova di questo dichiarano di pagare gli extracomunitari al pari dei lavoratori comunitari, ci sembra una scusa e anche goffa, basata sul fatto che l'informazione in questo settore è solo indirizzata a pubblicizzare e promuovere l'armamento. E' giusto quindi fornire anche il rovescio della medaglia, far leggere a tutti ad esempio che i rumeni, cittadini comunitari, ancora nel 2008 e con alle spalle una convenzione ILO devono tutelarsi le paghe, e che con il loro ingresso in Europa hanno perso molti posti di lavoro, perchè semplicemente non c'è piu guadagno ad impiegarli. E' giusto far vedere le paghe promesse ai filippini.
Chiudiamo questa news ponendoci delle domande che ci porteranno ad articoli futuri: se i nautici in Italia, da statisctiche non nostre, formano circa 1500-1700 diplomati, come si è giunti al crew shortage? Ricordate questi dati, ufficiali e capitani, da qui al 2012, ne mancheranno in tutto il mondo 90mila, e in Italia, oltre alla carenza di ufficiali di primo e secondo grado, si aggiunge il problema dei quadri intermedi: siamo nell’ordine di 11-12mila posti di lavoro vacanti, che aspettano solo di essere riempiti. Ma allora, esiste veramente questa crisi, o fa comodo crederci? Veramente la tradizione marittima europea sta finendo?
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