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Pirateria: conoscete veramente cosa è?Pirateria: conoscete veramente cosa è?

Pubblicata il 16.02.2011

 

In questi giorni si leggono molte notizie dove si riporta la volontà di CONFITARMA (D'Amico Paolo, Messina Stefano) e di alcuni politici (vedi MUSSO) di "armare" le navi, o meglio imbarcare personale armato a difesa di queste. Ma perchè questa scelta non è tra le migliori?
Molti vedono il confronto sempre su chi ha torto e ragione, e chiaramente per la lobby sembra più importante dare torto al SDM Sindacato dei Marittimi, invece che usare energie per portare il Governo a scelta più ragionevole, ma soprattutto che aprirebbe a soluzioni migliori nel tempo.
Per capire perchè la scorta non servirà a nulla, anzi rischia di mutare il fenomeno peggiorandolo, vediamo cosa veramente si muove intorno alla pirateria, che non è niente di romantico o da sottovalutare.

 
Facciamo una sintesi, di cosa sia un attacco e sequestro di una nave mercantile, e cosa si mette in moto intorno a questo. Prima di tutto occorre sapere che ogni attacco ai "pirati" costa intorno ai 40.000€, e che poichè oggi questi attacchi sono sempre più lontani dalle coste necessitano di navi appoggio, dette "madri" dalle quali partono gli attacchi.
Effettuato il sequestro è indispensabile per loro, portare però la nave il prima possibile in acque somale, dove hanno una sorta di "protezione".
Capirete che l'equipaggio preso in ostaggio ha per il pirata valore fondamentale, e mai vorrebbero far del male a questi lavoratori, poichè per loro hanno duplice valore:
1 - sono il loro scudo da risposte militari da parte dei paesi occidentali
2 - sono la loro fonte di guadagno
Far del male al marittimo, vorrebbe dire per loro non avere più uno scudo da usare e perdere eventuale riscatto.
 
Bene, spesi 40.000€ per fare l'attacco, sequestrata la nave ed equipaggio e raggiunto il mare somalo, iniziano le trattative per il riscatto, e qui c'è da fare una riflessione. Può il pirata avere quella organizzazione tale per riciclare il denaro del riscatto?
NO, infatti del riscatto al pirata viene data una parte, in realtà è in questo momento che entrano in gioco organizzazioni criminali o peggio terroristiche, che prendono il denaro (milioni di euro) lo ripuliscono e lo riciclano.
Il pirata in poche parole possiamo dire essere pagato a commissione sul sequestro.
 
In passato infatti questi pirati, salivano a bordo, rubavano di tutto e andavano via. Oggi hanno modificato il modo di agire, ma su spinte di queste organizzazioni criminali, che attraverso i pirati comunque attentano alla sicurezza e costi dei trasporti navali, mettendo in crisi soprattutto una zona molto trafficata.
La pirateria infatti esiste in tutto il mondo, si manifesta in modi diversi, ma c'è in molte aree.
 
Personale armato a bordo quindi non può fermare questo fenomeno, se non inasprire la modalità di sequestro, e l'aumento di violenza da parte dei pirati. Si potrebbe poi assistere ad una mutazione del fenomeno, che potrebbe decidere di passare dal sequestro al danneggiare le navi, con tutti i pericoli che questo comporta.
Una nave mercantile non è progettata per stare in mezzo a delle sparatorie, con colpi di bazooka, e un colpo potrebbe colpire non solo lo scafo ma merce pericolosa, costringendo l'equipaggio durante questa sparatoria ad azioni di emergenza a bordo, magari per incendi o falla.
 
Che a questo non pensa un politicante non ci stupisce, cosa può saperne della realtà un politico,ma che di questo se ne frega un armatore, questo si che sorprende.
 
La soluzione non c'è, si possono invece mettere in essere varie azioni congiunte per contrastare e scoraggiare la pirateria somala. Per questo servirebbero POLITICI CAPACI e quindi GOVERNI ATTIVI, quasi più difficile che pensare a sconfiggere la pirateria stessa.
 
Le azioni da prendere sono per lo più:
 
1 - organizzare un corridoio di sicurezza, questo almeno protegge le navi nel passaggio dell'Aden, e costringe i pirati in mare aperto. Quindi non è una soluzione, ma un definire una zona, spostando i pirati in mare aperto e costringendoli ad avere navi appoggio;
 
2 - costituire un tribunale internazionale, dove processare con una unica legge l'azione di pirateria considerandola terrorismo. Quindi pene severissime;
 
3 - pagato il riscatto, in quel momento con equipaggio al sicuro, intercettare sia pirati che denaro del riscatto. Seguendo il denaro cercare di identificare i "colletti bianchi" di queste organizzazioni;
 
4 - fermare il riciclaggio del denaro dei sequestri, in quelle aree dove si sta costruendo anche se non vi è domanda;
 
5 - dare aiuti alla Somalia per stabilizzarsi politicamente, togliendo così terreno fertile alle organizzazioni criminali/terroristiche
 
Non si può pensare di fermare la pirateria, semplicemente armando le navi, è da ingenui pensare questo. E' come pensare di fermare la mafia arrestando lo spacciatore. In Italia sappiamo bene che per colpire queste organizzazioni le si deve fermare a livello economico, uguale è per la pirateria. L'azione del pirata non arricchisce questo, ma finanzia queste organizzazioni alle spalle.
Si parla dei danni al mercato, mai si dice quanto denaro è finito nelle tasche di queste organizzazioni, ma soprattutto a che serve.
 
CONFITARMA farebbe bene a pressare il Governo con delle proposte da portare anche a livello i Comunità Europea, invece sembra che tutti, imprenditori e politici, guardano al risparmio.
Non solo, a livello puramente di diritti dei lavoratori, se passasse il DDL del politico MUSSO, un comandante civile, dovrà farsi carico di responsabilità legali, dovute alla gestione di queste squadre armate di bordo. Il Comandate a bordo è uno solo, non si può pensare di avere personale armato, libero di fare ciò che vuole. Ma a Messina che gli frega, darà 100€ al Comandante e va tutto bene ... ... finchè va bene!
 
Dopo il Buccaneer dicemmo, bisognerà attendere altro sequestro perchè gli struzzi tirino fuori le loro teste di nuovo, ed eccole, puntuali e sempre con stesse sterili idee. La cosa buffa è che fanno convegni su convegni, per poi fare o dire cosa?
 
 
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